Biella — Inaugurata il 21 marzo, ed è stato davvero un bel modo per salutare la primavera..., prosegue a Biella una mostra, unica nel suo genere, che propone l’interpretazione in chiave artistica degli elementi più rappresentativi della stagione. Ecco quindi la gran quantità di “Fiori. Cinque secoli di pittura floreale”, rassegna organizzata dall’assessorato comunale alla cultura e allestita fino al 27 giugno presso il Museo del Territorio, che propone al pubblico una ricca collezione di dipinti e disegni realizzati dalla fine del Cinquecento all’ultimo quarto del XX secolo.
Anche la scelta del luogo non è casuale. Biella, infatti, è una città “floreale” per eccellenza: gli splendidi parchi e i giardini di proprietà delle antiche famiglie patrizie testimoniano la passione per il collezionismo di fiori rari e l’amore per la botanica come strumento di conoscenza della natura. Persino la sua rigogliosa industria tessile ne è rimasta contaminata: fin dall’Ottocento nel biellese venivano importati fiori rari e coloratissimi, che ispiravano gli stilisti dell’epoca.
La mostra si connota come un viaggio attraverso cinque secoli di arte europea, il cui percorso è stato reso possibile dalla consulenza di un prestigioso comitato scientifico internazionale e dalla collaborazione delle Sovrintendenze del Piemonte, del Polo Museale Fiorentino e del Polo Museale Romano, oltrechè di prestigiosi musei e biblioteche (dalla Gemaldegalerie di Berlino al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana alla Biblioteca dell’Orto Botanico di Padova).
Questi gli attori che, con il professor Francesco Solinas (“Maitre des Conférences” al Collège de Frances, studioso e conoscitore della cultura figurativa europea tra Cinquecento e Settecento, nonché curatore dell’iniziativa) hanno permesso di approfondire l’evoluzione e gli sviluppi di un preciso genere pittorico, naturalistico e decorativo, ossia la pittura di fiori.
Dal notevole numero di opere esposte, e dalle grandi firme che le hanno realizzate, si evince quanto il soggetto abbia ispirato numerosi artisti di tutti i tempi. «Sin dall’antichità» — affermano gli organizzatori - «in forme realistiche o stilizzate, l’uomo ha raffigurato i fiori: sublimi creazioni del Divino e miracoli della Natura, simboli sacri, elementi essenziali del culto, fondamentali nella medicina. Accessori della bellezza, del decoro e dell’eleganza, i fiori hanno rivestito ruoli fondamentali sin dagli albori della storia ispirando teologi e poeti.
Strettamente associati alle pratiche religiose, magiche e mediche, i fiori sono rappresentati nella scultura babilonese, nella pittura egizia, come nelle prime ceramiche cinesi, significando per millenni la rarità e l’eccellenza della natura conquistata dall’uomo. Ma è solo negli ultimi decenni del XVI secolo che la rappresentazione artistica dei fiori si afferma come autonomo genere nella pittura europea».
Dal Cinquecento a Andy Warhol in oltre 190 dipinti
La selezione dei dipinti che compongono il percorso espositivo ha anche ispirato una scenografia adatta alla loro preziosità: gli oltre 190 capolavori presenti, spesso inediti, sono stati ambientati in sale arredate con mobili d’epoca provenienti dalla Reggia di Racconigi e da Palazzo Reale.
Per rendere più agevole la visita da parte del pubblico, la collazione è stata suddivisa in nove sezioni tematiche e cronologiche che si aprono con “Fiori e figure”, la prima tappa, dedicata al complesso rapporto simbolico tra il genere floreale e quello del ritratto, splendidamente rappresentato dalle opere di Friederich Valckenborch, Frans Pourbus il giovane, Tiberio Titi e Cornelis de Vos.
Seguono due sezioni incentrate sui lavori dei maggiori fioranti e pittori di natura morta in Europa tra Cinque e Seicento e su dipinti totalmente inediti, italiani e fiamminghi, recentemente riscoperti alla Basilica Reale di Superga.
Seguendo lo sviluppo del genere pittorico diffuso in Europa attraverso la stampa dei Florilegi (compendi botanico-devozionali editi soprattutto in Germania, nelle Fiandre e in Francia), sono in mostra alcune preziose illustrazioni a stampa e disegni giunti dalle maggiori biblioteche e collezioni italiane.
Nature morte con fiori e vasi isolati dipinti dall’olandese Balthazar van der Ast, dal francese Jacques Linard e dall’olandese Jan Davidsz de Heem introducono le opere di artisti più giovani le cui carriere di grandi specialisti del genere fecero la fortuna europea della pittura floreale. Tra questi: Giovanna Garzoni, l’eccelsa miniatrice di principi e cardinali, e Mario de’ Fiori, maestro romano del genere.
Si passa poi ai monumentali vasi di Jean-Baptiste Monnoyer e di Blin de Fontenay, pittori del “Re Sole”, che introducono agli sviluppi settecenteschi e alla definizione di due diversi approcci estetici e stilistici: da un lato la pittura raffinata e intimista di Jan van Huysum e dei suoi seguaci, dall’altro le composizioni decorative degli artisti al servizio della corte francese.
La mostra analizza anche un altro aspetto interessante del genere floreale, quello legato alla ricerca botanica e al commercio delle essenze rare e preziose, collocabile storicamente nel periodo tra Controriforma e Illuminismo. In quest’ambito, il genere prese parte all’evoluzione dell’illustrazione scientifica e alle prime classificazioni per specie delle piante. La mostra ne propone alcuni esempi, come le tavole botaniche di Jacopo Ligozzi e gli accuratissimi ritratti di fiori di Jacques de Gheyn. Sono inoltre presenti i preziosi Florilegi a stampa che, dalla fine del Cinquecento, diffusero in Europa le accuratissime immagini scientifiche di fiori divenute presto modelli per i pittori.
Il viaggio continua con un’importante tappa nel Settecento, secolo in cui la pittura di fiori fu testimone privilegiato dell’arte dell’Ancien Régime. La pittura di fiori ritorna alla sua funzione illustrativa di essenze rare ed esotiche con dipinti di artisti lionesi (quali Antoine Berjon, Augustin Thierrat e Simon de Saint Jean), legati alle riflessioni del romanticismo filosofico e letterario. Ma già nel 1855, artisti come Adolphe Monticelli ed Edouard Manet si rifacevano allo sfumato settecentesco e alla pittura materica dei maestri veneziani e napoletani della fine del Seicento, iniziando a rompere l’equilibrio realista e razionale stabilito dai loro maestri nei primi decenni dell’Ottocento.
Sono gli esordi dell’Impressionismo, genere che si sarebbe affermato proprio attraverso la pittura di fiori entrando nelle case più esclusive di collezionisti raffinati e mercanti d’arte. Testimoniato in mostra da alcune importanti tele di artisti quali Felix Ziem, Odilon Redon e Pierre Auguste-Renoir, il movimento impressionista inaugura il Novecento.
Con la sezione del “Florilegio Novecentesco” la mostra va oltre gli elegantissimi esordi del secolo, rappresentati da pezzi mirabolanti di Giovanni Boldini, James Ensor, Jacques Emile Blanche, Edgar Maxence ed Ernest Quost. Maurice de Vlaminck, Oscar Kokoschka, Giorgio Morandi e Filippo De Pisis esplorano gli sviluppi del genere nella pittura del nuovo secolo.
Chiudono l’esposizione i dipinti e le tecniche miste di artisti italiani, europei e americani: da Max Ernst a Andy Warhol, il padre della Pop Art, attivi sino all’ultimo quarto del XX secolo.
Per gli amanti della pittura e per gli appassionati di fiori, la manifestazione è un evento imperdibile. E’ una singolare occasione per compiere una splendida cavalcata nel tempo e nell’arte, dal Cinquecento fino al secolo che da poco ci siamo lasciati alle spalle, attraverso dipinti dei più grandi maestri: da Brueghel a Renoir, da Manet a Warhol, da Morandi a Ernst.
Per saperne di più:
Info:
Segreteria della mostra, tel. 015-3506614
Museo del Territorio, tel. 015-25294345
http://www.museodelterritorio.it/fiori
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