Mario Venzo 1900 - 1989

Il suo modo di guardare la natura era segno di un grande equilibrio raggiunto, o almeno il desiderio di un tale equilibrio per sé e per gli altri. Con noi parlava poco, ma si vedeva che aveva molte cose da dire e le diceva con il pennello e i colori. Attraverso i suoi ricordi personali e le memorie di coloro che lo hanno conosciuto sarà più facile penetrare nella ricchezza del suo animo e comprendere qualcosa dei tesori che vi si nascondevano.
A noi appariva soprattutto un religioso esemplare, pronto sempre al suo dovere, desideroso di non farsi notare e di vivere una vita di silenzio. Proprio per questo non sapendo molto di più di lui, sentivamo che c'erano in lui come dei segreti e delle profondità che era difficile immaginare. Oggi, riflettendo sulle sue opere e tsulle memorie di coloro che lo hanno consociuto, è possibile penetrare un po' più a fondo in quei segreti, ch etuttavia rimangono ancora ingran parte nascosti e conosciuti a Dio solo.
Card. Carlo M. Martini, in Il Pittore e l'Estasi [De Grada - Terzi ed.], Biblos 1997, p. 10

La sua arte era espressione di una profonda contemplazione religiosa intima e calda e il ricordo che ci ha lasciato è di un gesuita completo nello spirito e nella sua espressione artistica affettuosamente aperta alla confidenza amabile ed evangelica
P. E. Bruno S.I., Artista e gesuita, ivi, p. 138

I colori mi sono sempre immensamente piaciuti. Quando ne avevo l'occasione, dal terzo piano della casa di noviziato scivolavo al primo. Là Fratel Mario Venzo aveva creato il suo luminosissimo studio. Mi accoglieva, come del resto tutti gli altri di casa, con la sua caratteristica affabilità veneta. Il suo pacato calore umano mi avvolgeva come la luce che permeava ogni cosa della stanza, entrando dominatrice dal finestrone.

Io contemplavo le tinte che Fr. Mario poneva sulla tela appoggiata al cavalletto. Lui, paziente, continuava il lavoro. Sulla tavolozza mescolava i colori e osservava l'impasto fino a quando erano pronti il tono e la sfumatura per il tocco che dentro l'anima aveva sognato di deporre sulla tela.

Manifesto a Parigi nel 1936Pittore veneto e di scuola veneta, Fr. Venzo si era formato dall'Accademia di Venezia. Passione e formazione non furono alterate dal soggiorno a Parigi, dove raggiunse la maturità umana e pittorica. A 40 anni gli folgorò dentro l'animo la vocazione religiosa che accolse con intelligenza piena di disponibilità e nel 1941 a Lonigo, in provincia di Vicenza, entrò nella Compagnia di Gesù nella categoria dei Fratelli.

PERCHÉ UN PITTORE GESUITA

Che ne facciamo d'un fratello gesuita pittore? Questa domanda, almeno per un attimo, è frullata per il capo del superiori religiosi. Per fortuna l'apostolato passa attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Il Beato Angelico, frate domenicano e addirittura superiore dei suoi confratelli di Badia a Fiesole, esercita ancor oggi un influsso apostolico in coloro che, visitando dipinti ed affreschi del convento di San Marco a Firenze, non solo si incantano davanti a tante bellezze, ma entrano in comunione con Colui che è la Bellezza. Fr. Mario è stato preceduto da altri eccellenti pittori gesuiti, Fratelli coadiutori, benemeriti dell'evangelizzazione, come Andrea Pozzo ha fatto a Roma, Genova e Vienna dove morì; come a Pechino ha fatto il milanese Giuseppe Castiglione alla corte dell'imperatore cinese ottenendone per i suoi confratelli sacerdoti il permesso di annunciare il Vangelo.

È primavera - 1985D'animo nobilissimo, Fr. Mario non ha mai smesso di dipingere quadri di fiori. A Parigi viveva di questo lavoro. Dentro ci metteva l'animo gentile e la luce propria della sua regione (è nato a Rossano Veneto il 14 febbraio 1900).

Percorrendo l'autostrada Serenissima da Milano verso Venezia, superato il dosso che apre la visione sul Lago di Garda, i nostri occhi s'accorgono che l'aria s'è fatta più trasparente e la luce più vivida: proprio quello che riflettono i fiori venziani.

Un giorno d'agosto, ricordo benissimo, dopo un temporalone che s'era scaricato su Val di Funes, allo spiovere ancora sgocciolante s'era alzato un vento che ripuliva l'aria. Una luce brillante invase la valle. Leonardo da Vinci, con gli occhi dell'osservatore che egli era, ha colto e descritto incisivamente un fascino come quello. Fr. Venzo, profondamente colpito dal fenomeno atmosferico, con foga si mise a dipingere la luminosità riflessa da quattro lenzuola sventolanti sul margine della strada davanti a casa. Quei colori di gioia biancazzurra mi sono rimasti negli occhi e nella memoria.

Fr. Mario amava le cose umili. Rivedo con la fantasia un grande quadro che ritraeva un operaio al tornio: una sinfonia di verde, di grigio, di blu. Divenuto anziano, egli si dilettava di dipingere barattoli di per sé insignificanti. Li componeva in masse vive, ne studiava i riflessi della luce, ne esaminava i colori giocando di avvicinamenti cromatici arditi. E il risultato artistico di quelle povere cose così artisticamente sublimate deliziava gli occhi.

Rustico tra gli alberi - 1975Fr. Venzo adoperava le tinte nella duplice funzione cromatica e lineare. "Vedi - mi spiegava - per determinare i limiti d'un oggetto qualsiasi, si può fare un disegno e poi riempirne gli spazi di colore. Giotto disegnava delle sagome e poi con i colori le animava, scavando movimenti e forme, il drappeggio d'un vestito o i lineamenti d'un viso. Ma si può ottenere una linea anche senza disegnarla, solo accostando l'uno all'altro due colori differenti o di tono diverso".

I volumi illustrati che egli ha pubblicato riportano anche molti disegni di paesaggi che, usciti sicuri dal moto della sua mano esperta, potevano essere anche solo un promemoria, ma spesso per la loro bellezza erano fruibili per quanto significavano.

ISPIRATO DALLA "PASSIONE"

Via Crucis - La VeronicaI suoi paesaggi risentono tutti di fondo geologico. Aduso a una penetrante contemplazione, Fr. Mario scovava gli elementi di forza soggiacenti a una montagna, ne individuava le sagome gibbose, i movimenti delle masse, la distensione verde d'un prato, l'oro d'un campo di grano maturo, l'intensità bluastra delle rocce nella marina di Stazzo, vicino a Catania in Sicilia.

Ma Fr. Venzo faceva anche pittura figurativa. Ricordo il grande ritratto di sua madre, opera felicissima. Il soggetto delle sue pitture è andato cambiando per la sua nuova situazione spirituale. L'ordine religioso, ricco di meditazione, di preghiera, di contemplazione dei misteri della vita di Cristo, lo andava appassionando per Colui al quale aveva consegnato la vita con i voti religiosi.

Durante gli Esercizi spirituali (nel noviziato si protraggono per un mese intero e ogni anno si ripetono per otto giorni), la mente e il cuore di Fr. Mario sono stati coinvolti, anche e profondamente, dai misteri della Passione di Cristo. Egli amava quel soggetto meditato, contemplato, gustato interiormente e trasmesso in colori. E ovviamente ha rappresentato questo soggetto religioso a modo suo, sia nella concezione teologica, sia nell'impostazione figurativa, sia nella tecnica pittorica, sia nella forza espressiva, sia nella composizione sempre più essenziale, sia nella robustezza dei colori, cioè con una evoluzione progressiva per un soggetto trattato per 40 anni (Fr. Mario è deceduto a Gallarate il 1° settembre 1989).

1 comment:

pedro said...

Grazie per il blog